domenica 27 luglio 2008

Lettere ad una Professoressa stracotta -Riesumazioni di mummie

"Lettera ad una professoressa"

è un testo scritto dagli stessi studenti della scuola di Barbiana, coordinato da Don Lorenzo Milani, un testo nel quale veniva messa sotto accusa la scuola tradizionale classista e nozionista, quella scuola che bocciava i figli dei contadini in quanto cretini.

Nel libro si trovano le esperienze scolastiche dei ragazzi di Barbiana che rappresentano le istanze di riforma dettate dalle esperienze degli studenti maggiormente bisognosi.  

Era la realtà della scuola precedente al '68, con le intuizioni profetiche sulla scuola post-68: Portare tutti i ragazzi ad "un livello culturale da renderli partecipi della vita sociale e democratica. "

Obiettivi in teoria senza alcun dubbio positivi e condivisibili, ma la realtà concreta successiva fu molto diversa, perché  favorì la diffusione di alcune idee deleterie che avrebbero avuto effetti negativi sulla scuola italiana: a cominciare dalla convinzione che bocciare qualcuno costituisse un atto intollerabile

Dopo la pubblicazione di quel libro, la scuola italiana non fu più la stessa.

Molto è cambiato da allora, nella scuola come nella società.

L'esperienza di Barbiana ebbe ua influenza significativa, e a mio avviso deleteria, nelle varie riforme della scuola e tuttora continua ad esercitare un'attrazione negativa.

Il pamphlet contro la professoressa (morta alcuni mesi fa) fu praticamente scritto da Don Milani, dopo la bocciatura di tre allievi di Barbiana, presentatisi come privatisti ad un esame in un istituto magistrale di Firenze.

La "Scuola di Barbiana", in questi anni molto mitizzata, in realtà era una specie di pre-scuola (o di dopo-scuola) parrocchiale, dove Don Milani aiutava come poteva i figli dei contadini a conseguire un titolo di studio, e se non ci riusciva, incolpava i ricchi.

In poco tempo il libro divenne un libro-bandiera, sbandierato nelle manifestazioni di piazza del '68, un libro di denuncia della natura classista della cultura e della scuola italiana, scuola che boccia i poveri.

Un libro spesso anche travisato e citato da persone che non l'avevano mai letto. Diventò il manifesto del rifiuto di qualunque forma di selezione e dell'impegno, il "manifesto" dell' antiscuola, negli anni delle lotte delle masse e della "contestazione" scolastica. La richiesta degli studenti era di non bocciare:

"La scuola dell'obbligo non può bocciare".

Il non bocciare poi, di fatto, è diventato l'appiattimento del 6 politico, "voto unico dequalificato" e la "scuola senza registri".

  • La "meritocrazia" doveva  essere combattuta;
  • l'insegnamento del latino nella scuola dell'obbligo è messo sotto accusa. 
  •  La matematica nell' istituto magistrale dovrebbe essere abolita. Per insegnarla alle elementari basta sapere quella delle elementari. Chi ha fatto terza media ne ha tre anni di troppo. Nel programma delle magistrali si può dunque abolire".

L'idea di dare più scuola agli svantaggiati ha creato poi orari scolastici assurdi o doposcuola oratoriali o di sinistra.

Il sistema scolastico andava sicuramente e radicalmente riformato in senso modernizzatore, ma non nella direzione demagogica e populista.

Pierangelo Rossi


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Oggi le intellighienzie del Partito Democratico (Veltroni in testa) celebrano questo testo come attuale e liberatorio,portatore di una novità pedagogica realizzabile.

Mai una neonata comunità intellettuale aveva già esaurito il suo patrimonio ideale come una mummia .

Prat Pratico

(mi scuso con le amiche e gli amici  di Edunet per l'improvvida incursione )

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