martedì 12 agosto 2008

SCUOLA,PROF E AMBIENTE DI LAVORO

Edunet-squareUna foto recente, ma polverosa...

aula_zozza[1]

La classe docente a volte si merita giudizi poco lusinghieri (non si aggiorna, non si impegna ecc) ma che spesso sono emessi da persone che purtroppo non hanno nessun buon esempio da contrapporre né tantomeno competenza o serietà personali. Voglio dire che se un (dico a caso) autista dell'autobus se la prende con i prof dei figli o un politico assenteista fustiga gli insegnanti non abbastanza aggiornati... o , vado spericolatamente oltre, un docente universitario baronale emette sentenze sulla scuola e non si guarda in casa sua, allora le critiche vanno nel calderone e sono pretestuose e strumentali.
I professori spesso lavorano senza mezzi e senza l'ausilio di tecnologie; questo non rende il loro insegnamento in se stesso meno valido o prestigioso (o comunque intelligente) ma sottrae prestigio e autorevolezza alla loro "immagine".
Dell'immagine io penso che noi (addetti ai lavori) ce ne potremmo anche infischiare perché se un prof è bravo lo è pure con in mano solo i suoi libri, il gesso e il cancellino; però non dovrebbe esser lecito dirgli : arrangiati! non dovrebbe essere considerato legittimo circondare di strumenti e cornici tecnologiche alcune categorie ed altre lasciarle sulla loro sedia sgangherata, tra mura squallide e con le finestre dai vetri opachi di sporcizia (vi scannerizzo una mia foto della classe per rendere un idea) .
Per cui: comprensibili le critiche.
Io stessa ho sempre pensato che un docente ha titoli di studio e cultura che non gli devono mai permettere di mollare, di ripiegarsi, di giustificarsi e di non essere all'altezza del suo compito. Un insegnante deve trovare in sé le risorse culturali ed umane altrimenti dovrebbe fare un altro mestiere e non fare danni a scuola (in questo sono fieramente intollerante). Un docente deve accettare di confrontarsi anche con l'alunno rompiballe, ipervivace, polemico, provocatore, contestatore (il che non ammette maleducazione o violenza bullistica, intendiamoci). Ma non è un bersaglio. Non deve esserlo. Io credo che una didattica orizzontalmente agevolata dalla tecnologia possa essere utile in questo. Ma parlo di didattica, di prassi scolastica e non di pedagogia. Su quest'ultima ci si dovrebbe impegnare comunque



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venerdì 1 agosto 2008

Due disegni di legge importanti presentati da Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Quello del ministro della Pubblica Istruzione, che ho ascoltato adesso in diretta da palazzo Chigi non solo reintroduce la valutazione del comportamento degli studente quale elemento incidente sulla valutazione globale del profitto, ma soprattutto dà una nuova interpretazione della materia Cenerentola della nostra scuola, ossia l’Educazione alla Cittadinanza (come Gelmini ha definito l’Educazione Civica). Gelmini ha sottolineato anche come questo tipo di insegnamento potrà contribuire a una migliore integrazione degli studenti di culture e origini diverse. Ottima anche la novità di assegnare ai ragazzi la “Carta dello Studente” con cui potranno accedere a Musei e visite culturali; tutti noi insegnanti sappiamo quanto anche la modesta spesa di pochi euro possa impedire a qualche ragazzo di partecipare a queste iniziative e il provvedimento invece valorizza l’integrazione che un’esperienza di questo tipo può offrire alla formazione culturale e, nel contempo, darà agli studenti una maggiore consapevolezza della presenza delle Istituzioni nella loro formazione.
Fondamentale, auspicato da decenni e di assoluta urgenza il disegno di legge di Mara Carfagna sull’istituzione del GARANTE PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA. Una figura necessaria, importante e che potrà aiutare e intervenire nella salvaguardia dei bambini e dei ragazzi.Infatti, come ha bene detto Mara Carfagna “La figura del Garante, che eserciterà la sua attività a favore dei diritti dei minori, è già presente in molti Paesi europei e in Nord America, in attuazione di convenzioni internazionali ed europee come la Convenzione dei Diritti del Fanciullo (New York, 1989) e la Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli (Strasburgo, 1996)."
Alla presentazione del progetto di legge presenziano Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro e Roberto Salvan, Direttore generale di Unicef Italia.”


IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA APPROVATO IL DDL DELLA MINISTRO CARFAGNA.NASCE L'AUTORITA' DI GARANZIA PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA CON IL NUMERO TELEFONICO DI URGENZA :114






domenica 27 luglio 2008

Loro: troppo giovani e imprudenti per valutare le conseguenze. Ma i genitori?

Edunet-squareLeggendo l'articolo di Ida Magli, che espone le sue articolate ragioni, sono ritornata su una domanda che in questi mesi mi è sembrata sempre più consistente e motivata.
I nostri giovani riflettono abbastanza sulle conseguenze delle loro azioni?
Non mi esprimo sulla questione matrimoni misti. Ce ne sono di riusciti. Come ce ne sono di falliti tra cristiani ed occidentali.
Il problema sono le conseguenze. Nel caso di un matrimonio tra persone di cultura e religione diversa il problema delle conseguenze non è insuperabile, ma va attentamente considerato e mai sottovalutato.
 
Sulla portata delle conseguenze riemerge spesso, anche per situazioni ben diverse, la domanda di cui sopra.
I comportamenti assunti da tutti, ma certo dai giovani in modo e quantità più intensamente liberi, hanno conseguenze molto importanti e spesso irreversibili; come tutte le azioni umane (e non).
Spesso le scelte che i giovani fanno vengono indotte da mode e modelli sociali.
Questi modelli e mode sociali sono veicolati da media (di tutti i tipi) e rappresentati attraverso i cosiddetti personaggi emergenti (o emersi) che non è necessario elencare. Resta però il fatto che un comportamento, una decisione, una sfida, un'esibizione di sé hanno effetti diversi a seconda del luogo, delle compagnie, delle circostanze in cui accadono.
Una festa, diciamo, trasgressiva che ruoti intorno all'ambiente di Lapo Elkann non avrà probabilmente le stesse conseguenze di un rave in spiaggia ai Murazzi; quest'ultimo potrebbe teoricamente essere, per i partecipanti, più o meno estremo, ma il contesto e il contorno, le compagnie e la mancanza di riferimenti può renderlo un andare, senza ritorno, verso la morte.
Un viaggio intercontinentale per vacanza all'estero con un gruppo di amici liberamente assemblati, ma che si garantiscono un reciproco appoggio anche in caso di serate a base di alcool e giro di locali, può essere più o meno apprezzabile o condividibile, ma probabilmente non si concluderebbe come il viaggio di due ragazzine venete sconsiderate e convinte di poter mantenere il controllo di situazioni rischiose e, invece, incontrollabili.
Di esempi potremmo farne a decine; ma resta un ammonimento di base. Nessuno si può permettere di abbassare il livello della prudenza, della riflessione e della necessità di pesare prima l'effetto delle scelte sugli altri e di pensare con attenzione agli effetti delle proprie azioni.
E' di questi giorni la notizia che i ragazzi cominciano con la cocaina a 12 anni; costa poco e pensano di divertirsi. Non hanno nessuna attenzione a sé stessi. Sono in età di possibili ricatti e condizionamenti pesanti anche a livello sessuale.
Ma sono anche nell'età in cui i genitori devono assolutamente continuare a fare il loro dovere di educatori costi quel che costi. Ma lo fanno?


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Una sentenza tra la vita e la morte

Come è noto, dato sia l'interesse che l'emozione suscitati dalla vicenda, la Corte d'Appello di Milano ha emesso un decreto in cui autorizza l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione medicalmente garantiti ad Eluana Englaro al fine di causarne, gradatemente e con le assistenze farmacologiche del caso, la morte. La decisione del collegio giudicante milanese segue ad una sentenza della Corte di Cassazione con la quale si era stabilito che il giudice di merito avrebbe dovuto svolgere adeguata istruttoria per verificare se, in vita, la sfortunata ragazza avesse manifestato convintamente la volontà di non trovarsi, un giorno, costretta in un letto d'ospedale, incosciente, e condannata a quella dimensione per il resto dei suoi giorni ed in dipendenza di un qualche evento traumatico.

Non è fine di questo post, nè mia volontà, prendere posizione da un punto di vista etico su questa vicenda: troppo legata alla storia personale di ognuno, alla sensibilità particolare dei soggetti coinvolti e dei commentatori la soluzione che si può dare in merito ai dubbi ed alle questioni originate dal triste fatto, che consegna alla storia una giovane donna ridotta in stato vegetativo da un incidente.

Quello che però si vuole e per certi versi si deve fare è soltanto segnalare alcune perplessità che si originano dalle due sentenze ricordate, una della suprema magistratura di legittimità e l'altra, appunto, della Corte milanese.

Infatti, la cassazione raccomanda al giudice di merito di individuare con adeguata istruttoria quale fosse la volontà in merito della sfortunata protagonista della vicenda: ci pare, effettivamente, una forzatura. A parte che si tratta di ricostruire, con prove indirette e in assenza di documenti certamente ascrivibili ad Eluana, la volontà di una giovane in riferimento ad un evento tragico ed eventuale che avrebbe potuto colpirla nel corso degli anni successivi, quello che stride in questa sentenza della Cassazione è questo: mentre per autorizzare la cremazione di un cadavere, in caso di lite fra i suoi eredi sul ricorrere di questa volontà, il giudice deve secondo la giurisprudenza di molti tribunali italiani avere a disposizione uno scritto certamente ascrivibile al defunto in cui questi affermi di volere essere ridotto in cenere una volta morto, qui, per determinare la fine della vita di una persona ci si accontenta di una volontà ricostruita anche per mezzo di testimoni, quindi con una prova appunto indiretta e de relato. Fine della vita che arriverà per sottrazione di cibo ed acqua, quindi per fame e per sete: il che significa che Eluana impiegherà giorni a morire, nei quali il suo corpo, privo degli elementi necessari alla connettività dei tessuti, si disgregherà finchè un arresto cardiaco o un blocco polmonare non metteranno fine all'agonia. E se qualcuno ha certezze scientifiche che in tali condizioni vegetativo-permanenti non si prova dolore, le comunichi.

Ancora, la decisione della Cassazione e quella della Corte d'Appello milanese sembrano ignorare come il codice civile vieti gli atti di disposizione del proprio corpo che cagionino una permanente diminuzione della propria capacità fisica e come il codice penale tuteli la vita al massimo grado, sanzionando persino l'omicidio del consenziente e l'istigazione al suicidio. Di fronte a queste norme è difficile una condivisione giuridica delle argomentazioni dei giudici, i quali danno un ruolo così centrale alla volontà di Eluana, peraltro nemmeno con certezza ricostruita, fino al punto da giustificare, oggi, l'interruzione della somministrazione di liquidi e, in ultima analisi, la sua morte.

Debole è l'argomento che fa capo all'accanimento terapeutico in quanto la somministrazione di acqua ed alimenti non può in alcun modo costituire terapia, ma soltanto alimentazione di un soggetto impossibilitato a farlo da sè (altrimenti, sarebbe "terapeutico" anche alimentare un neonato).

Non del tutto probante è anche l'argomento a tenore del quale si deve lasciare che la natura faccia il suo corso: mancando somministrazione di medicinali e di terapie in senso stretto, la natura è libera di fare il suo corso: a tacere del fatto che l'alimentazione della natura fa parte, senza ombra di dubbio alcuno.

Si potrebbe poi discutere per anni sullo stato  biologico attuale di Eluana, che non è di coma irreversibile, ma "vegetativo permanente", situazione su cui buona parte della letteratura medica rifiuta di assimilarlo al coma profondo e senza ritorno che è l'anticamera stessa della morte. Non è, evidentemente, nemmeno uno stato di completa morte cerebrale, dato che non mi pare se ne sia fatto cenno.

Dubbi, quindi, ed incertezze non etiche ma giuridiche non possono non rappresentarsi: il che imporrebbe una presa di posizione del legislatore perchè un giudice, sia pure umanamente sensibile e raffinato come quello che ha scritto la sentenza della Cassazione e particoalrmente esauriente come l'estensore del Decreto di Corte d'Appello, è comunque soggetto alla legge. Ed allo stato attuale, la nostra legge non autorizza in alcun modo decisioni di tipo eutanasico.

Alessandro



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Una vigilessa a mani nude e un padre ...

Il luogo dell'aggressione alla bambinaLa bimba è in gravissime condizioni generali per stato di coma post-traumatico, il padre arrestato, la vigilessa che ha tentato di fermarlo parla e racconta, ma i suoi occhi sono quelli di chi ha visto l'orrore. Un padre in preda ad un raptus violento e irrefrenabile, fuori di sè si accanisce contro la sua bimba, 4 anni: l'età della tenerezza assoluta. La giovane vigilessa ha gridato, ma avrebbe dovuto fermarlo a mani nude. Lei avrebbe voluto certamente fermarlo, ma non ha potuto evitare il massacro compiuto sulla bambina ai piedi dell'altare della patria, a cinquanta metri dal Campidoglio, a due-trecento metri da Montecitorio e dal Senato della Repubblica. Il cuore di Roma civile e politica. Fatti simili sono rari, ma possono accadere. Se i vigili fossero dotati almeno di uno sfollagente forse si sarebbe potuto almeno limitare i danni ad una creatura che aveva diritto ad essere tutelata dalla nostra legge e dai nostri tutori dell'ordine. Invece è stato versato sangue di bambina. Chi difende i deboli e i bambini quando lo stato garantisce indiscriminatamente anche le persone pericolose e non dà strumenti di difesa nemmeno a un vigile urbano?



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M.M.D.A. (Methyl Methylene Dioxy Amfetamina) : Lo sballo che vi uccide

ecstasy

Muoiono ogni giorno ragazze e ragazzi per droga e per violenza. Muoiono per assunzione di ecstasy, per guida in stato di euforia ed ebbrezza, per imprudenze incontrollate, perché non riescono a essere lucidi nelle loro azioni. Muoiono in poche ore o dopo poche ore, si riducono a stato di larva o zombie per lo stile di vita da autodistruzione. Muoiono ed uccidono altri. 
E forse tutti abbiamo sbagliato troppo.
Forse è ora di smetterla di incolpare solo gli spacciatori e violenti, la casualità o la voglia di divertirsi.
Spacciatori e violenti vanno tolti dalla circolazione e messi in carcere, ma smettiamo di mitizzare sempre le vittime.
Nessuno può ancora pretendere che si creda all'ingenuità, al non sapere, al sottovalutare, al trascinamento di amici e così via. Nessuno può venirci a dire che la droga è stata messa per fare uno scherzo nel bicchiere (questi casi sono percentuali minime)
Forse dobbiamo cominciare a fare ai giovani un discorso duro ma più efficace.
Sono basse anche le percentuali di coloro che si drogano o si espongono a rischi perché hanno problemi.
Diciamo le cose come stanno ai ragazzi e alle ragazze: se assumono la droga fanno una cosa idiota e suicida.
Se guidano a velocità pazzesca sono criminali. Se si riempiono di alcool sono autolesionisti che procurano danni terribili anche agli altri. E se fanno il giro dei pub con sconosciuti a caccia di sballo rischiano consapevolmente la vita.
Piangiamo le vittime incolpevoli spazzate via da chi non sa darsi un comportamento civile e corretto, onesto e rispettoso della vita di tutti. Piangiamo i bambini, le persone perbene aggredite per strada o mentre rientrano a casa.Edunet-square
Ma basta con gli indiscriminati mazzi di fiori, gli applausi ai funerali e le candele al vento.
E' ora di dire la verità: amara, ma necessaria.  Cercare lo sballo può portarvi alla morte, e può uccidere i malcapitati che hanno la sfortuna di incrociarvi alla guida.
Perchè continuare?
 
 
Elenco ufficiale delle tossicodipendenze


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Lettere ad una Professoressa stracotta -Riesumazioni di mummie

"Lettera ad una professoressa"

è un testo scritto dagli stessi studenti della scuola di Barbiana, coordinato da Don Lorenzo Milani, un testo nel quale veniva messa sotto accusa la scuola tradizionale classista e nozionista, quella scuola che bocciava i figli dei contadini in quanto cretini.

Nel libro si trovano le esperienze scolastiche dei ragazzi di Barbiana che rappresentano le istanze di riforma dettate dalle esperienze degli studenti maggiormente bisognosi.  

Era la realtà della scuola precedente al '68, con le intuizioni profetiche sulla scuola post-68: Portare tutti i ragazzi ad "un livello culturale da renderli partecipi della vita sociale e democratica. "

Obiettivi in teoria senza alcun dubbio positivi e condivisibili, ma la realtà concreta successiva fu molto diversa, perché  favorì la diffusione di alcune idee deleterie che avrebbero avuto effetti negativi sulla scuola italiana: a cominciare dalla convinzione che bocciare qualcuno costituisse un atto intollerabile

Dopo la pubblicazione di quel libro, la scuola italiana non fu più la stessa.

Molto è cambiato da allora, nella scuola come nella società.

L'esperienza di Barbiana ebbe ua influenza significativa, e a mio avviso deleteria, nelle varie riforme della scuola e tuttora continua ad esercitare un'attrazione negativa.

Il pamphlet contro la professoressa (morta alcuni mesi fa) fu praticamente scritto da Don Milani, dopo la bocciatura di tre allievi di Barbiana, presentatisi come privatisti ad un esame in un istituto magistrale di Firenze.

La "Scuola di Barbiana", in questi anni molto mitizzata, in realtà era una specie di pre-scuola (o di dopo-scuola) parrocchiale, dove Don Milani aiutava come poteva i figli dei contadini a conseguire un titolo di studio, e se non ci riusciva, incolpava i ricchi.

In poco tempo il libro divenne un libro-bandiera, sbandierato nelle manifestazioni di piazza del '68, un libro di denuncia della natura classista della cultura e della scuola italiana, scuola che boccia i poveri.

Un libro spesso anche travisato e citato da persone che non l'avevano mai letto. Diventò il manifesto del rifiuto di qualunque forma di selezione e dell'impegno, il "manifesto" dell' antiscuola, negli anni delle lotte delle masse e della "contestazione" scolastica. La richiesta degli studenti era di non bocciare:

"La scuola dell'obbligo non può bocciare".

Il non bocciare poi, di fatto, è diventato l'appiattimento del 6 politico, "voto unico dequalificato" e la "scuola senza registri".

  • La "meritocrazia" doveva  essere combattuta;
  • l'insegnamento del latino nella scuola dell'obbligo è messo sotto accusa. 
  •  La matematica nell' istituto magistrale dovrebbe essere abolita. Per insegnarla alle elementari basta sapere quella delle elementari. Chi ha fatto terza media ne ha tre anni di troppo. Nel programma delle magistrali si può dunque abolire".

L'idea di dare più scuola agli svantaggiati ha creato poi orari scolastici assurdi o doposcuola oratoriali o di sinistra.

Il sistema scolastico andava sicuramente e radicalmente riformato in senso modernizzatore, ma non nella direzione demagogica e populista.

Pierangelo Rossi


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Oggi le intellighienzie del Partito Democratico (Veltroni in testa) celebrano questo testo come attuale e liberatorio,portatore di una novità pedagogica realizzabile.

Mai una neonata comunità intellettuale aveva già esaurito il suo patrimonio ideale come una mummia .

Prat Pratico

(mi scuso con le amiche e gli amici  di Edunet per l'improvvida incursione )

Edunet-circuito-educazione



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Mini nota educativa sulla maieutica

avatar profi1Molti insegnanti si lamentano (ahimè siamo una categoria votata alla lamentazione inascoltata) che oggi i ragazzi, con l'uso di Internet se la sbrighino a forza di copia-incolla indiscriminato e senza nemmeno sapere da chi copiano, senza controllare l'attendibilità dei siti.  A me sembra, però, che tantissimi comunicatori, "intellettuali" e anche i giornalisti accreditati facciano spesso copia-incolla; lo fanno anche i professori per approntare appunti o dispense (a scuola e altrove) e che la superficialità sia diffusa (ho già fatto l'esempio dei temi di maturità). Lo fanno i blogger assillando il prossimo coi loro link e le citazioni prese a sbafo.
Non si è ancora riusciti a gestire il fenomeno.Edunet-square
Direi che, per quanto riguarda il processo educativo, bisognerebbe ricominciare dalla maieutica anche con i ragazzini; insegnare a raggiungere la conoscenza attraverso il dialogo e l'analisi e a verificare le competenze principalmente tramite colloqui non solo su quanto è stato memorizzato, ma su sviluppi possibili dei dati acquisiti.
E questo richiede tempo e docenti preparati. (Ma i concorsi proprio non si possono reintrodurre? e allora continuiamo con immettere in ruolo per anzianità i precari storici? ) E poi ridurre, fino ad eliminarli,  i test scritti (le instupidenti crocette...). Per farla breve, ma seria, questa è  una proposta semplice e da cui l'insegnamento potrebbe per guadagnarne in dignità, efficacia e credibilità . Molto più che col grembiule, carino ma inutile.



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sabato 7 giugno 2008

EDUNET : MARIASTELLA GELMINI NON PERDE LA BUSSOLA : questo recupero s'ha da fare! entro agosto.




EDUNET
Mariastella Gelmini di fronte alla pecionata Fioroniana dell’OM 92 sui debiti scolastici e successive sanzioni, di fronte all’insurrezione dei Cobas che volevano una spada sciogli-nodi di Damocle in pieno stile condono scolastico, di fronte alle speranzose avances degli studenti che pregustavano di farla franca (todos “promossos” e amen) ha seguito l’unica via che la ragione e il Consiglio di Stato le hanno messo davanti. Ossia un Adelante cum juicio : bruttino, ma inevitabile. Per cui il recupero s’ha da fare e il debito d’ha da pagare.
Altrimenti si ripete.
Questi, evidentemente, sono gli inevitabili retaggi. La mossa di Fioroni, infatti, non era di quelle cui si ribatte con una contromossa; anche perché il viterbese più fico dell’ex governo aveva creato un tale caos che puntellare non ha senso. La scuola ha bisogno di un intervento strutturato e complesso.
Basta con i pannicelli e i cerotti.
La Ministro non ha ancora esposto e discusso al Parlamento la sua linea politica (e non si è ancora confrontata con la solerte ombra Garavaglia, che credo di scuola non ne sappia più della giovane titolare). Ma soprattutto è difficile pensare che Gelmini abbia già un quadro completo della spinosa realtà scolastica attuale. L’intervento dovrà essere importante; speriamo sia efficace e cominci dalla scuola vera. Uno sguardo sui prossimi esami di stato potrebbe esserle utile ma nulla sarà più efficace che accostare direttamente la realtà degli insegnanti e del mondo giovanile.
La lunga deriva fioroniana deve finire.
Ha ddà passà.
Per cui, per il bene della scuola, è saggio attendere.
Ma senza distrazioni.

EDUNET : Bambini, circoncisione e difesa della vita dal concepimento


Bambini, circoncisione e difesa della vita
Abbiamo tutti letto, o sentito, la notizia della morte, seguita a una circoncisione eseguita in casa, del neonato di due mesi.
Ci siamo tutti, credo, addolorati e indignati.
Poi sono iniziati i commenti e le apostrofi contro la cultura e la religione musulmana che prescrivono questa pratica.
E’ vero: non si deve mai nuocere ad un bambino in nessun modo, ed è orrore ogni atto che possa fargli del male, tanto più se questo gli procura la morte.
E’ inevitabile, nondimeno, chiedersi se tra le voci indignate ci siano solo quelle di persone che considerano davvero sempre sacre e inviolabili le vite e le persone dei bambini.
O se invece tra queste voci non ci sia anche qualche civilissimo o civilissima abortista.
Infatti, chi si è scandalizzato ed ha accusato la famiglia nigeriana dovrebbe tener conto che la morte del tenero neonato di due mesi non era voluta, mentre interrompere volontariamente una gravidanza implica l’assumere una scelta che, anche se praticata professionalmente e in ambienti asettici, vuole la soppressione di una vita.
Chi provoca la morte di un bambino è colpevole e barbaro? Certamente.

Ma chi condivide la convinzione che la vita di un bambino sia tale fin dal concepimento non vede maggior male o dolore nel provocare la morte con una pratica tradizionale e esercitata con imperizia che nell'aborto.
Chi dunque lanciasse feroci accuse, farebbe bene ad esprimere le sue opinioni, ma è auspicabile sappia essere coerente con la difesa della vita dei bambini: sempre.

lunedì 2 giugno 2008

MADRI, nonostante gli psicologi




Nessuno può lanciare la prima pietra contro la mamma che ha dimenticato la sua bambina in automobile, con le conseguenze tragiche che sappiamo. Nessuno. Perché la tragedia l’ha colpita e segnata in modo irreversibile e nulla più può essere detto. Solamente l’umana pietas (che va più in là della comune eppur nobile compassione che ci accumuna nella condizione del soffrire insieme) deve ispirarci nel rivolgerle un pensiero.
Invece sgomentano le diagnosi e le opinioni degli psicologi che non si sono fatti mancare l’occasione per esprimere pareri e consulenze ed hanno sentenziato: “si tratta della sindrome della mamma acrobata: la madre acrobata coordina dal proprio posto di lavoro i passaggi del proprio cucciolo tra persone e istituzioni che la sostituiscono. E’ la paurosa metafora della nostra vita metropolitana: accadrà ancora.”
Ebbene questo non possiamo condividerlo. In questo modo si formula una diagnosi preoccupante e che potrebbe diventare una categoria in cui incasellare ben altri fatti, egoismi e sofferenze che ricadono comunque sui nostri bambini, e non solo su madri in vario modo e misura sofferenti.
Non credo sia giusto dare una definizione e una diagnosi senza indicare le cause più generali e complete di un possibile malessere di queste dimensioni e gravità.
Come possiamo sostenere che una comune condizione di vita, per quanto frenetica, assillante ed alienante conduca a simili tragedie? Se accettiamo che l’esistenza della donna contemporanea possa condurre alla sindrome della madre acrobata dovremmo affrettarci a ricostruire il nostro mondo, a smantellare tutta la realtà sociale e il ruolo delle donne nel mondo del lavoro.
Se quello che è successo è causato dal tipo di vita di relazioni e lavoro al quale si conformano oggi le donne, allora c’è molto da rifare urgentemente.
Se invece ci sono situazioni eccezionali, estreme, forse patologiche e personali (sulle quali non sarebbe giusto né pensabile qui indagare) allora si eviti di lanciare una definizione al di fuori dell’ambito strettamente medico o professionale.
Perché potrebbe accadere che i prossimi quindici – trenta giorni di talk-show televisivi (mattutini-pomeridiani-serali) vengano inondati di psicologi presenzialisti, ma non solo: soprattutto di presunte mamme-acrobata (opportunamente sfocate in video) che declameranno il loro malessere contagiandosi e impanicandosi con un effetto domino. Ci potrebbero essere interviste, confessioni, scene isteriche in diretta; e a casa ricatti e accuse e vittimismi reciproci: “Sono una mamma acrobata!”, “Ti sbagli, sono io, il padre, l’acrobata!”. E ci potrebbero essere piccoli bambini che si terrorizzano.
Con tutto il necessario rispetto dovuto a chi esercita una professione delicata, credo che la psicologia non sia una materia che si possa mandare allo sbaraglio per affidarla a opinioni o analisi, nonché diagnosi fai-da-te; e si sbaglia a volere uno psicologo dovunque, come il prezzemolo in ogni minestra.
Per controbilanciare l’effetto di queste preoccupazioni ho pensato a ben altre eroine senza sindromi.
Ho pensato, dunque, alle mamme che difendono e proteggono da sempre (ora come in passato) i loro bambini durante le guerre e le carestie, a quelle che affrontano ed hanno affrontato sciagure naturali ed epidemie o malattie e miserie personali. A quelle che sono riuscite a inventare la sopravvivenza giorno per giorno.
Ho pensato anche a un personaggio che ho sempre amato: alla protagonista del romanzo “La Storia” di Elsa Morante (forse il più straordinario libro sulla seconda Guerra Mondiale) in cui una poverissima maestra ebrea, né bella né giovane, viene violentata da un soldato tedesco ubriaco e concepisce, fa nascere e cresce tra mille paure e tenerezze il piccolo Useppe : un gracile ed epilettico figlio da nascondere e nutrire nella Roma affamata e travolta dalla guerra. E arriva fino in fondo alla sua storia senza dimenticarlo nemmeno un attimo.

Mi sono chiesta se …

lunedì 12 maggio 2008

Speciale Maternità




Speciale Festa della Mamma - ebook omaggio dal Pratico Mondo
In occasione della Festa della Mamma il Pratico Mondo è lieto di annunciare la nuova opera di Maria Serena Peterlin :
Frammenti Materni
Riflessioni,racconti e poesie sopra l'universo materno

"...Abbiamo attraversato un troppo lungo periodo di anni in cui si è fatto di tutto per far perdere significato e valore a ciò che invece è fondamento di affetti e riferimento alla vita.
La famiglia e la figura femminile materna rappresentano un intreccio di valori non solo simbolici, ma sostanziali e vitali. Pur nel pieno rispetto delle scelte di vita personali è giusto incoraggiare e valorizzare coloro che, come mamme, hanno scelto di partecipare da protagoniste al dono della vita. La maternità di una donna non dovrebbe essere costretta ad attendere tempistiche e opportunità né dovrebbe essere costretta a scegliere tra un figlio e un lavoro.
La maternità non è un privilegio o un lusso: è una preziosa manifestazione della vita, è ricchezza per tutti.
Poiché si tratta, come tutti sappiamo, di un cammino di impegno e di coraggio, ho cercato di rappresentarlo attraverso persone e situazioni vere e reali: frammenti di quello che ho incontrato in questi ultimi giorni in forma di brevi racconti e di semplici poesie... "

Il Pratico Mondo ha confezionato questo splendido ebook in formato pdf e ne fa omaggio ai suoi utenti.
Lo scaricate gratis qui http://www.praticomondo.net/scuola/download/festa_della_mamma.pdf Gratis!!
Il Pratico Mondo cultura e la sua Biblioteca


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PROTEGGIAMO I NOSTRI BAMBINI - NECESSARI PROVVEDIMENTI ADEGUATI


Una lettera scarlatta virtuale : Un marchio infamante colpisca chiunque insidia l’infanzia
L’avvincente romanzo di Nathaniel Hawthorne, poi tradotto in un film di discreto successo, è una denuncia dell’intolleranza, poiché la “A” scarlatta marchiava l’adultera e, se a volte poteva diventava una tragica infamia, rappresentava sempre una punizione disumana (l’adulterio, reato demodé, si risolve altrimenti).
Però, a volte e per reazione indignata, viene il desiderio di immaginare un modo di rendere immediatamente riconoscibili gli individui che si macchiano di infamie e reati violenti quali la pedofilia, l’abuso, il rapimento contro i bambini o addirittura i neonati.
Il fatto più recente accaduto a Napoli ieri sera. Ed è proprio uno di quelli che suscita orrore e sdegno .
La cronaca, e non la nostra ancestrale paura di ciò che perseguita da sempre l’immaginazione di genitori e di famiglie, registra un fatto realmente accaduto a Napoli, Via Principe di Napoli, a Ponticelli. Una rom si è introdotta in un appartamento e ha rapito una neonata dal suo seggiolone. Fortunatamente la mamma è riuscita a raggiungerla in tempo ed ha ripreso la sua bambina.
Sono fatti che non possiamo accettare, sono evidenze che smentiscono la politica, buonistica, della giustizia all’insegna del “cittadini arrangiatevi”. Sia detto chiaramente:non possiamo e non intediamo CHIEDERE di marchiare, con una lettera scarlatta la fronte di pedofili, rapitori, violentatori di bambini. Però è necessario creare intorno al nostri bambini una barriera protettiva che scoraggi al massimo l’intenzione criminosa. Se accade che anche i famiglia ci siano abusi si intervenga, perché è possibile farlo.
Ma non possiamo accettare che si continui a generalizzare e a calunniare le famiglie per proteggere i veri delinquenti. Facciamo presto.


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lunedì 28 aprile 2008

Allarme ALCOLICI tra i giovanissimi


La diffusione dell’alcolismo tra i ragazzi e le ragazze è allarmante. Quando ne parlavo in classe mi rispondevano : è normale, si esce con gli amici e fa parte del divertimento.
Durante le gite scolastiche, sia in Italia sia all’estero, la prima cosa che facevano le ragazze (spesso più disinvolte dei maschi nella caccia al supermercato più vicino all’albergo) era infilarsi nel negozio per fare scorta di birra e superalcolici. Non è carino andare a controllare studenti in gita nelle loro camere, ma le famiglie ci considerano responsabili in toto di quello che accade, e siccome si rischia anche il coma etilico, è a volte necessario fare parti antipatiche. E non parlo in linea teorica. In un dopocena di un viaggio a Venezia, con ragazzi di 15 e 16 anni, ho “sequestrato” in una camera dove si erano radunati una decina di bottiglie di vodka e altri liquori dolci e secchi. Ma siccome la direzione dell’albergo ci controllava tutti come malfattori potenziali e nutriva diffidente ostilità per gli studenti, non volendo smascherare i ragazzi e consegnarli alla pubblica riprovazione ho infilato il corpo del reato in un capiente portaombrelli di un corridoio fuori tiro. Forse sono ancora là. A Firenze invece comprarono i boccioni di presunto chianti da 5 litri. Altra performance. (Che stress le “gite”).
Questi sono episodi, comunque indicativi; la situazione gita è comunque eccezionale e non si deve generalizzare. Invece, purtroppo, capita che qualche ragazzo beva anche di mattina ed arrivi a scuola praticamente ubriaco, ma svia le domande dicendo di avere mangiato qualcosa che gli ha fatto male.
L’abuso di alcool è un dato di fatto e i recenti dati dicono che riguarda di più le ragazze dei maschi (Io spero che la differenza sia rapportabile anche al diverso modo di affrontare il problema, forse le ragazze ammettono o si preoccupano di più della salute? Difficile a dirsi)
Ma prima ancora di interrogarsi sui possibili perché, che devono ovviamente essere esaminati, penso che la questione di base riguardi l’indifferenza dei ragazzi al problema.
Tutti loro sanno che l’alcool fa male, anche quelli che ne abusano di frequente e bevono come se fosse un rito sociale a cui non ci si può sottrarre, pena l’esclusione.
E di fronte all’allarme ignorano e minimizzano o comunque non rinunciano.
Perché?


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sabato 1 marzo 2008

Scuola per domani

Non dimenticate la scuola
Sto pensando che il fervore della campagna elettorale è alla ricerca di promesse da fare, di speranze da solleticare, di lusinghe con cui allettare i recalcitranti potenziali elettori.
Prima che tutto questo fervore creativo-vulcanico si spenga verrebbe voglia di dare suggerimenti e consigli. Anzi molti sollecitano a farlo. Ma rimane sempre l'ombra del dubbio; le richieste serviranno solo a creare nuovi slogan?
Purtroppo questo è possibile.
Nel frattempo rileviamo che la promessa di un tono rispettoso tra i contendenti sembra attuarsi attraverso la scelta del tono malignetto-acidino che di rispettoso non ha nulla, ma di salottiero-chicchettoso invece ha assai... assai.
E mi sorprendo a pensare che invece preferirei un bel diverbio dai toni accesi, ma dai contenuti belli polposi e sostanziosi, magari su argomenti che investono il futuro del paese.
Quindi mi chiedo... ma sulla SCUOLA? nessuno dice praticamente nulla? Insieme all'Economia, alla Sanità e poche altre cose la Scuola non è forse praticamente la nostra carta di identità? Non è quella in cui la nostra tradizione storico-culturale ha radici assolutamente autoctone, prestigiose, irripetibili?
Allora diciamone qualcosa. Ma subito; prima che si ricomponga la normale quotidianietà delle sedute parlamentari ad aula vuota, prima delle elezioni. Altrimenti continueremo solo a parlare del debito in matematica, dei temi della maturità, dell'obbligo-non obbigo di religione, del voto di condotta, del bullismo a macchia di leopardo e... del caro libri.

venerdì 29 febbraio 2008

Un pozzo di morte e solitudine per Ciccio e Tore

Siamo di nuovo di fronte a una dimostrazione che la vita reale è assai più assurda di quanto si possa immaginare.
Siamo di fronte a nuovi personaggi in cerca d’autore, a verità che non possono venire alla luce.
Quel pozzo maledetto simboleggia anche troppo esattamente l’angoscia delle nostre anime : è il pozzo della miseria umana e dell’atroce rinnegare se stessi come uomini e come cittadini, ma anche come amici e genitori.
Quel pozzo maledetto e oscuro è stato il fetido e indegno letto di morte per due bambini. La metafora dell’infanzia calpestata e insultata è racchiusa in quel lugubre, profondo e spaventoso baratro colpevolmente incustodito.
Ma nessuno ci spiega né perchè le tracce non siano state trovate (i cani poliziotto esistono ancora o sono impegnati solo a sniffare coca negli aeroporti ?) né perché invece di cercare lontano non si è scavato vicino.
Poi ci sono e tanti altri perché ormai vani e inutili: come le lacrime tardive.
E solo ora gli inquirenti parlano di incidente probatorio con un altro ragazzino M., possibile testimone-chiave (solo ora) e che prima, in tempo forse ancora utile, non stato ritenuto abbastanza attendibile.
Adesso, solo adesso, ci si interroga alla ricerca di circostanze corrispondenti alle date, alle ore, ai movimenti in paese.
E poi una quasi morbosa diffusione di particolari atroci (altro che due foto in memoria): le fratture, il dissanguamento, le lesioni; e di quelli commoventi: la pallina da biliardino e il pennarello.
Non ci sono parole. Non ci possono essere altre parole.
C’è però un ricordo che associo, per strazio e dolore, certo non per la situazione famigliare dei fratellini, a questa ennesima tragedia delittuosa contro l’infanzia.
E' il ricordo del Presidente Sandro Pertini in piedi, per lungissime ore, sull'orlo del pozzo di Vermicino, che inghiottì ed uccise (quella fu una vera disgrazia) il piccolo Alfredino Rampi.
E il nostro cuore allora aveva trovato insieme alle lacrime un tenue conforto: il simbolo di un’Italia avrebbe voluto prendersi cura di quel figlio.
Non posso dimenticarlo. Il Presidente Sandro Pertini c’era.

Maria Serena Peterlin
Nasce la Rete Edunet